-Ma ero affranto, proprio a causa di quel mio puzzo! E aoh che vergogna!-
-Si vergognava!-
-E volevo cambiar nome!-
-Ma perché soffrire?-
-Mi sentivo sbeffeggiare!-
-E allora che facevi?-
-Cominciavo a scorr…-
-No, Ivan! Non davanti ai bambini!-
-Oh, scusa…-
-Senza pensieri! La tua vita sarà! Chi vorrà vivrà, in libertà! Hakuna Matata!-
-Hakuuuuna Matata!-
-Anche voi, bambini!-
-Yeeeeeeeh!-
I bambini li guardarono sinceramente perplessi.
Cadde un imbarazzante silenzio.
-Ehm…- un bambino che li aveva guardati di traverso per tutta l’esibizione alzò un dito –Quando arrivano gli animatori?- chiese con la sua vocina.
-Er…-
-Veramente…-
-
MAX! IVAN!- un urlo spezzò la situazione alquanto imbarazzante –Possibile mai che non sappiate fare altro che casin…
coff, coff, coff!!- il Sig. Marino era appena entrato nella stanza, colto da una crisi di tosse.
-Signor Giudice!- strillò il rosso mettendosi sull’attenti.
-Papà!- Ivan lo imitò, guardandolo sbalordito.
Dopo tre quarti d’ora di tosse incessante, Max si voltò esasperato verso il compagno –Perché lo hai chiamato
papà?- chiese, mentre Ivan faceva spallucce –Che ne sai, magari ci riduce la pena…- piegò la testa, affranto.
-Guarda che ti ho sentito screanzato di un figlio!- riurlò l’anziano, approvato dalla madre di Ivan.
Aspetta…
Madre…!?
-Peee-ko!- ah, no, era solo la matrigna.
Solo la matrigna.
Era strano come quel vecchietto fosse lunatico. Ad ogni capitolo cambia personalità.
-Ma non sono qui per questo. Ivan, continua a stonare con Hakuna Matata e tenta di far divertire quei poveri bambini! E’ con te, Max, che devo parlare- disse in un tono abbastanza inquietante.
-S-si…?- balbettò il rosso, guardando l’uomo dall’alto in basso. O meglio, solo dal basso, perché di alto non aveva proprio nulla.
-La tua pena è prolungata di sei mesi- esordì annuendo.
-C…CHE COSA?- Maxie balzò indietro, mentre Ivan, udendo quelle
deliziose parole, si mise a ridacchiare –E Ivan con te- ecco, smise subito.
-Ma perché?- Max aveva le lacrime agli occhi.
-Sei stato accusato dal tuo stesso avvocato nonché tua amanate-moglie-madre di tua figlia…- spiegò il vecchio, porgendo una foto al rosso, che all’ “amante-moglie-madre di tua figlia” era diventato rosso peggio dei suoi capelli (il che è tutto dire…) -…Di aver commesso adulterio con Athena.- la foto mostrava una (bella) donna dai capelli rosso fuoco e dal fisico abbastanza, molto, superlativamente
formoso mentre porgeva un pacchetto di caramelle (quello incriminato nel primo capitolo) al nostro caro Capo Magma, elegantemente vestita da negoziante.
-E mo chi è questa?- chiese il pover’uomo sbalordito –E che cosa? Questa foto non dimostra un bel niente! Mi sta solo porgendo un pacco di caramelle! Ed oltretutto è vestita da negoziante!- urlò esasperato al vecchio, che lo guardava sinceramente deluso.
-Colei che ha fatto recapitare l’immagine alla sua compagna ha spiegato che in quel
piccolo gesto che può sembrare
innocuo ci sono in realtà dei
messaggi nascosti che non voglio rivelare poiché in sala vedo dei bambini.- continuò a spiegare Marino, le mani intrecciate dietro la schiena –Ci vediamo in tribunale,
signor Maximilian- e fece dietrofront, uscendo dalla stanza.
-Azz…Ha usato addirittura il nome completo…- disse Ivan muovendo una mano.
-Io non mi chiamo
Maximilian- disse il rosso a denti stretti, poi si voltò verso i bambini –Volete l’animazione? L’azione? L’avventura?- chiese, deciso.
-Yeeeeeh!- risposero felici quelli.
-Ebbene, miei prodi! Si parte alla volta del tribunale!- urlò Max a mò di supereroe in posa strategica con tanto di sfondo di scogliera e onde che vi si infrangono, uscendo seguito in fila indiana da tutti quei ragazzini che capivano poco e niente della situazione.
-Perchè mi sembrava il trailer di un film d’azione?- sospirò Ivan, per poi assumere uno sguardo abbastanza inquietante (si vedeva che aveva ripreso dal padre).
Estrasse il cellulare dalla tasca e compose un numero.
Una voce femminile lo raggiunse dall’altro capo dell’apparecchio –Pronto?-
-Tutto è andato secondo i piani. Max è in tribunale….Muahahahahah!- e dopo questo delirio d’onnipotenza da parte di tutti e due, il moro sorrise di nuovo.
-Ottimo lavoro, Viola.-
Si sentì un’altra cupa risata riecheggiare nelle sale dello studio televisivo.
Ok. Basta decisamente così, con i deliri d’onnipotenza.
Dopo un bel po' di tempo...Eccomi con il continuo dello sclero! *si dilegua*